Recensione "Dentro soffia il vento" di Francesca Diotallevi

martedì 21 giugno 2016


Titolo: Dentro soffia il vento
Autore: Francesca Diotallevi
Pubblicato: 5 maggio 2016
Editore: Neri Pozza
Genere: Romanzo
Pagine: 180 

 



Sinossi:

In un avvallamento tra due montagne della Val d’Aosta sorge il borgo di Saint Rhémy. Al calare della sera, qualche «anima pia» esce a volte per avventurarsi nel bosco e andare a bussare alla porta di un capanno dove vive Fiamma, una ragazza dai capelli così rossi che sembrano guizzare come lingue di fuoco in un camino. Fiamma prepara decotti per curare ogni malanno: asma, reumatismi, cattiva digestione, insonnia, infezioni… Infusi d’erbe che, in bocca alla gente del borgo diventano «pozioni » approntate da una «strega» che ha venduto l’anima al diavolo. Il piccolo e inospitale capanno e il bosco sono l’unica realtà che Fiamma conosce, l’unico luogo in cui si sente al sicuro. La solitudine, però, a volte le pesa addosso come un macigno, soprattutto da quando Raphaël Rosset se n’è andato. Era comparso al suo cospetto, Raphaël, quando era ancora un bambino sparuto, le aveva parlato normalmente, come si fa tra ragazzi ed era diventato col tempo il suo migliore e unico amico. Poi, a ventuno anni, in un giorno di sole era partito per la guerra e non era più tornato. Ora, ogni sera alla stessa ora, Fiamma si spinge al limitare del bosco. Prima di scomparire inghiottita dal buio della notte, se ne sta a guardare a lungo la casa dove, in preda ai sensi di colpa per non essere andato lui in guerra, si aggira sconsolato Yann, il fratello zoppo di Raphaël… il fratello che la odia.

La mia recensione:

La prima impressione che ho avuto leggendo questo libro è stata relativa alla somiglianza, in alcuni punti fondamentali della narrazione, ad Acquanera di Valentina D'Urbano terminato prima di questa lettura.
La storia si svolge in un piccolo paese della Val d'Aosta, Saint Rhemy e, come in Acquanera, l'atmosfera che regna nel borgo è cupa, anche se non permeata di angoscia. La protagonista, Fiamma, è una ragazza che vive nei boschi preparando medicamenti a base di erbe, secondo gli insegnamenti ricevuti dalla madre morta qualche anno prima. Anche Fiamma, come la protagonista del libro della D'Urbano, è emarginata dalle persone del villaggio e additata come "strega", ma quelle stesse persone che di giorno la evitano di notte la cercano per avere le sue "cure".
Queste le analogie più significative tra i due libri che, letti in sequenza, inevitabilmente mi sono apparse evidenti.
Il libro resta fondamentalmente una storia d'amore e d'amicizia. Al centro della narrazione Il tormentato rapporto tra Fiamma e Yann Rosset, scontroso contadino che la "odia" dal giorno in cui lei gli ha salvato la vita. Sullo sfondo l'amicizia, nata quando erano bambini, tra lei e il fratello minore di Yann, Raphael, partito giovanissimo per la guerra dalla quale non farà più ritorno.
Sarà proprio grazie a Raphael, attraverso le sue lettere dal fronte, che il sentimento provato da Yann verso Fiamma si libererà.
La storia ha una discreta struttura, l'ambientazione è sicuramente suggestiva e i personaggi risultano ben delineati, tuttavia non sono riuscita ad entrare in sintonia con questo libro che, come detto, me ne ricordava un altro e nonostante la sua brevità ho faticato a finire. Decisamente questi non sono i miei generi preferiti di letture.
Come per il libro della D'Urbano il mio voto è tre stelle su cinque.

La Diotallevi è comunque un talento nel suo genere e questo romanzo è risultato il vincitore della Sezione Giovani del «Premio Neri Pozza - Fondazione Pini - Circolo dei Lettori». 

 

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